domenica 23 settembre 2012

I saggi consigli di Bert (4)



Ed ora torniamo a parlare di anime, stavolta ci occupiamo di tre serie in particolare, accomunate dal medesimo regista: l’eccentrico Kunihiko Ikuhara.
Ikuhara fa la sua comparsa nel 1986, facendo lavori di “bassa manovalanza” per lo studio Toei Animation in varie serie come Maple Town, etc. Poi nel 1994 fa il suo esordio ufficiale alla regia nella versione animata di Sailor Moon; inizialmente il suo lavoro è di dirigere singoli episodi, in seguito gli verrà assegnato il primo compito importante:  occuparsi totalmente della terza serie di Sailor Moon, di cui ora andremo a parlare.


 Sailor Moon S (tit. it. Sailor Moon e il Cristallo del Cuore)
Partiamo dalla trama: per le Sailor Senshi non c’è un attimo di pace, Rei (Sailor Mars) comincia a fare sogni inquietanti in cui il mondo viene distrutto da una misteriosa entità. Infatti entrano in scena dei nuovi nemici, i Death Busters, capeggiati dal Dottor Tomoe, il cui scopo è appropriarsi del Sacro Graal, un misterioso artefatto dagli enormi poteri, che consentirà al loro capo, Master Pharao 90, di scendere sulla terrà per creare un nuovo mondo per lui e i suoi seguaci, distruggendo il precedente.
Per contrastare questi avversari appariranno due nuove guerriere: Sailor Uranus e Sailor Neptune, che oltre ad impedirgli di impadronirsi del Graal, devono evitare che Sailor Saturn, il Messia del Silenzio, si risvegli e favorisca l’avvento del Pharao 90.
Decisamente atipica una storia del genere in uno shojo, ma questo è un aspetto che si riscontra in questo e nei successivi lavori di Ikuhara: l’uso di elementi tipici di un genere specifico che verranno poi stravolti col procedere della serie. Altro fattore di rilievo nei suoi anime è l’uso di simbolismi e metafore, perlopiù di matrice gnostica e cabalistica.
In questo caso però la simbologia è limitata, essendoci produttori e altri sceneggiatori a metter mano alle scelte del regista.
La serie risulta comunque ottima e godibile, Ikuhara riesce a gestire bene i nuovi personaggi e a regalare allo spettatore molti colpi di scena al momento giusto. Non mi dilungo più di tanto su Sailor Moon, immagino che tutti bene o male l’abbiano vista, inoltre la reputo il lavoro minore (ma non per questo meno riuscito) di questo regista.
In seguito al successo di Sailor Moon S, Ikuhara dirigerà anche la quarta serie (Sailor Moon SuperS), per poi abbandonare la Toei Animation, e fondare il collettivo BePapas, con cui creerà il suo capolavoro: Utena.
  

Shojo Kakumei Utena (tit. it. La Rivoluzione di Utena)
Doverosa precisazione: Utena è un progetto multimediale creato e autoprodotto dal collettivo di autori BePapas (composto da *appunto* Kunihiko Ikuhara, Chiho Saito, Yoji Enokido, Shin'ya Hasegawa e Yuuichiro Oguro), la cui idea è usare una trama "di base" e gli stessi personaggi, per poi svilupparli in modo differente da un media all'altro. Ad oggi il progetto è composto da: una serie manga di 5 volumi, una serie televisiva di 39 episodi, un lungometraggio cinematografico, un manga ispirato a quest'ultimo, un videogioco ed un musical teatrale (gli ho dato un'occhiata, evitatelo!).
Soffermiamoci sulla serie animata e descriviamo la trama...... Okay... La trama di Utena è complicata fin dal primo episodio, perciò mi limiterò a copiare paro paro la presentazione dal sito della Yamato Video. 
Accademia Ohtori: un luogo stupendo al di fuori del tempo. Chiamati dal Confine del Mondo, i prescelti del Consiglio degli Studenti duellano per conquistare la Sposa della Rosa. Chi è veramente la Sposa, la passiva e misteriosa Anthy? Come è arrivata all’Accademia Utena, e perché l’anello che le è stato donato da un misterioso Principe è uguale al segno di riconoscimento dei Duellisti? Nell’atmosfera incantata ed elegante dell’Accademia si celano nerissimi segreti le cui radici superano lo spazio e il tempo.
Ecco fatto! Se vorrete dargli un'occhiata, siate preparati: la trama parte in quarta e catapulta lo spettatore nel mondo di Utena, lasciandolo attonito e disorientato.
Questa serie infatti, oltre ad una storia fuori dagli schemi, vanta un’atmosfera surreale che alterna generi diversi (shojo, drammatico, commedia demenziale, psicologico, metaforico, fantasy, eccetera).
L’opera è composta da 39 episodi e si divide in quattro archi narrativi. Ogni episodio ha anch’esso una propria struttura interna (vita quotidiana, teatro delle ombre, duello, finale) che viene ripetuta di volta in volta ed è incentrato sul duellista che Utena dovrà affrontare. Da qui passiamo ad una delle colonne portanti di quest’anime: i personaggi.  
Sono tutti ben delineati e complessi, molto complessi. Viene fatto il medesimo lavoro sperimentato da Hideaki Anno in “Evangelion”, presentandoceli come stereotipati, ma rendendoceli più profondi e sfaccettati, talvolta contraddittori, con il procedere della storia. 
Altro elemento che spicca inquest'opera è l'acceso simbolismo: a fine visione ci si può rendere conto di come tutto sia una metafora, dal vestito della protagonista all'ambientazione, dai colori dei capelli dei personaggi alle onnipresenti rose, tutto è simbolico... ma di cosa?
Bè...forse del nostro mondo, o forse no. Potremmo considerare “La Rivoluzione di Utena” un gigantesco test di Rorschach, in cui ognuno può anche trovarci una personale chiave di lettura; le principali sono comunque l'interpretazione in chiave gnostica e in chiave psicologica.
Passando al lato tecnico, la serie brilla senza dubbio per la bellissima colonna sonora di Shinkichi Mitsumune e di J.A. Seazer, un misto tra musica classica, pop e rock; molto originali sono i cori che accompagnano i duelli.
Il character design, dai tratti bishonen e dai colori molto accesi, è adeguato alle atmosfere del racconto.
L’animazione purtroppo risente di qualche pecca, in alcuni episodi raggiunge livelli quasi sufficienti, vengono spesso riutilizzate intere sequenze, altre vengono ripetute quasi fino alla noia, mentre in altri episodi, quelli più importanti, è decisamente più curata.
Questo particolare è comunque perdonabile se si considera che alcuni componenti dello staff dei Be-Papas hanno lavorato ad anime come “Nadia - Il mistero della Pietra Azzura” ed “Evangelion”, perciò creando “Utena” erano ben consapevoli dei rischi di budget derivanti dall’usare animazioni troppo ricercate.
Oltre per la colonna sonora, “La Rivoluzione di Utena” brilla certamente per la regia, che spesso si diverte a giocare con il montaggio (un episodio sembra quasi un film montato da Nolan), si concede qualche leggera sperimentazione grafica, come le silhouette nere, quasi come se stessero giocando al teatro delle ombre (breve flash: le ragazze le cui ombre appaiono nella metà di ogni episodio non saranno mica un omaggio al teatro Takarazuka?) o come i giochi di parole visivi, purtroppo intraducibili nella versione italiana.
In conclusione, ritengo “La Rivoluzione di Utena” un anime unico nel suo genere, da vedere assolutamente. 
Data la complessità dell’opera e le tematiche piuttosto sensibili (omosessualità, bisessualità, incesto, abusi psicologici, etc.) ne suggerisco la visione ad un pubblico maturo.


A quest'anime segue il lungometraggio "Apocalisse Adolescenziale", un re-telling di tutta la storia, più in chiave psicologica, con un finale in cui le protagoniste coronano il loro sogno d'amore, lasciato un pò in sospeso nella serie.
Tecnicamente ben realizzato, il film purtroppo risulterà incomprensibile a chi non ha visto l'anime o perlomeno letto il manga: danno troppi concetti chiave per scontati.

Terminato il "progetto Utena", Ikuhara scioglie il gruppo BePapas, ognuno va per la sua strada e il nostro regista si prende una pausa di ben 12 anni!
Non che se ne sia stato con le mani in mano: si è occupato di lavori minori come regie di sigle, storyboard di singoli episodi di vari anime, le sceneggiature di un manga (Nokemono to hanayome) e di un romanzo.
Però è nel 2011 che torna all'opera, sceneggiando e dirigendo una nuova serie. Evviva!


Mawaru Penguindrum
Trama presa da Wikipedia: I tre fratelli Takakura, i due gemelli maschi Kanba e Shoma e la loro amata e fragile sorellina Himari, vivono da soli in una bizzarra baracca di legno e lamiera. Un bel giorno vanno a visitare l'acquario e Shoma compra come souvenir a Himari un cappello a forma di pinguino, ma poco dopo lei collassa e muore. All'obitorio però Himari si rianima; il miracolo è compiuto dal cappello, posseduto da una misteriosa entità nota come "Princess of the Crystal", che stringe un patto con i due fratelli: l'entità potrà far continuare la vita di Himari se in cambio i due ragazzi riusciranno a trovare il Penguindrum, un misterioso e non meglio specificato oggetto. Per aiutarli nella ricerca, affianca loro un trio di bizzarri pinguini tuttofare, invisibili a chiunque meno che ai tre fratelli.
Anche qui Ikuhara non si smentisce! Il primo episodio ti getta a capofitto nella trama, caratterizzata già da un dualismo di atmosfere, una da commedia demenziale, l'altra più realistica e drammatica, che ci accompagneranno per tutta la serie. Insieme all'immancabile simbolismo, qui rappresentato principalmente dai pinguini, dalle mele e dalla metropolitana.
Interessante anche la scelta dell'ambientazione: se in Utena era un luogo fittizio, dalle architetture barocche, ma con un suo realismo, qui abbiamo una città reale (Tokyo), ma con un suo irrealismo.
In questa nuova serie il regista si concede diverese sperimentazioni di carattere grafico, la più evidente nelle scene affollate, in cui i personaggi che non hanno nulla a che vedere con la trama sono disegnati come quelle figure stilizzate che si vedono sulle porte dei bagni; un'altra più apprezzabile si trova nel flashback sull'infanzia di uno dei personaggi: l'intera scena è rappresentata come se fosse un quadro impressionista.
Anche in questo frangente i personaggi sono complicati e sfaccettati, ma comunque sapientemente diretti in questa storia tragicomica.
Le tematiche "ikuhariane" sono simili a quelle di Utena (per certi versi sarebbe ingiusto continuare a fare paragoni, visto che sono due serie indipendenti), ma qui perfezionate: si parla sempre dell'indifferenza di Dio, della solitudine insita in ciascun essere umano e dell'amore come unico veicolo di salvezza.
Dal punto di vista tecnico la serie ha animazioni decisamente fluide e sfondi particolareggiati, il character design è sempre bishonen, affidato alla brava Lily Hoshino e le musiche di Yukari Hashimto fanno la loro bella figura. Plaudo all'idea di far integrare con la trama le sigle finali (non parlo del testo parlo proprio della musica e del gruppo che la canta, che trova la sua collocazione nella storia).
Consiglio di dare un occhiata anche a questa serie, adesso la stanno trasmettendo il giovedì sera su Rai4.
Per quanto riguarda le precedenti, Utena si può facilmente trovare in dvd, doppiata in italiano (e ben adattata, devo ammettere), mentre Sailor Moon consiglio di cercarla in versione integrale, in lingua originale sottotitolata.
Per ora è tutto, spero che per la prossima serie Ikuhara non ci faccia aspettare altri 12 anni.
Saludos!

Illustriamoci!

Non faccio molte illustrazioni, e quando le faccio sono lento, perciò ecco due delle poche che son riuscito a finire




Schizzi a cuor leggero (4)